Alla chiesa e all’oratorio, che compongono  questo complesso, si accede attraverso un portico coperto da volte a crociera a sesto acuto, estradossate.

La chiesa ha orientamento Nord Sud ed un unico ingresso sul cui architrave è posto lo stemma in marmo della famiglia Fusco, che la ottenne in patronato già nel 1393 e a cui fu poi confermata essendo rimasta fedele a Ladislao di Durazzo nel 1403. La struttura è a tre navate divise da archi poggianti su due colonne di granito grigio (due) e di marmo (rosa e verde), con transetto sopraelevato di un gradino e tre absidi, di cui la centrale più ampia, ma tutte con apertura a monofora; la copertura della navata centrale è a capriata lignea a vista, mentre quella delle navate laterali è a volta a crociera. Il transetto è coperto nella parte centrale da  una cupola su tamburo. La facciata esterna a Sud mostra una decorazione in tufo nero con fasce marcapiano e archetti decorativi nelle monofore e nella cupola.

L’oratorio, invece, perpendicolare alla chiesa, è una vasta sala, a navata unica, con due piccole absidi sul lato Sud (il lato lungo) ed un’abside ampia sul fondo ad Ovest, dove trova posto un altare in muratura sormontato da una pala lignea rinascimentale, divisa in tre livelli. La decorazione di questa pala, molto mutila, presenta nel registro più basso i busti in stucco degli Apostoli e di Cristo, ora non più esistenti, che riproducevano l’Ultima Cena, in quello mediano il presepe, in quello più alto una pittura di paesaggio fa da ampia scenografia alla scena dell’Annunciazione; la lunetta superiore conteneva il busto della Vergine con gli Angeli in stucco (tutti scomparsi). Il perimetro alto delle pareti è decorato da  un fregio a grottesche con in principio lo stemma del comune; tale fregio fu creato per sottolineare l’imposta di un soffitto cassettonato settecentesco, ora eliminato.

L’oratorio è sicuramente antecedente al 1437, perché era a questa data sede della confraternita dei Battenti e subì un restauro nel 1721.

La chiesa risale, invece, al 1277, perché ricordata nel testamento di Nicola Rufolo.