L’architettura civile ravellese è caratterizzata da numerose evidenze risalenti al periodo di massimo splendore della città ed è rappresentata dalle numerose residenze delle famiglie del patriziato locale. Interessante è notare che la maggiore concentrazione di tali palazzi si trova lungo la via di crinale che va dalla Chiesa di S. Giovanni del Toro fino alla zona che è alle spalle del Duomo, dedicato alla Madonna Assunta, anche se altre testimonianze sono nelle vicinanze della piazza principale ed anche in zone periferiche, come quella dove sorge il Monastero delle Suore Clarisse.

L’elemento che caratterizza tali residenze è la sintesi che si può ammirare in esse tra la funzione di rappresentanza, quella abitativa ma anche commerciale. La struttura si ripete quasi simile in tutti i palazzi: un cortile centrale scoperto, a cui si accede attraverso un portone anche abbastanza ampio, tale da far passare un carro di medie dimensioni, locali tutti intorno al cortile (catodia), pronti ad accogliere le merci che transitavano in entrata ed in uscita dal palazzo, una scala, di dimensioni quasi monumentali, aperta sul cortile attraverso un ampio vano finestra (spesso di forma arcuata sul modello aragonese), che conduceva ai piani superiori, quelli dove i proprietari abitavano. Non è raro trovare in tali palazzi i cosiddetti “bagni arabi”, cioè strutture che, riprendendo la “filosofia” romana delle terme e poi orientale dell’hammam, permettevano al proprietario di godere dei benefici dei bagni di vapore, grazie alla presenza di prefurni e fontanelle inserite direttamente nella stanza adibita a bagno (di alcune sopravvivono ancora le suspensure). Accanto a questi agi c’era la parte rustica, in cui si trasformavano i prodotti provenienti dal giardino che circondava il palazzo. In numerosi atti di vendita o di locazione vengono citati i palmenti, cioè le strutture dove veniva prodotto il vino e l’olio.