La cosiddetta Villa Episcopio ha avuto una vita edilizia molto complessa. Costruita sicuramente nel suo nucleo originario alla fine dell’XI – inizi XII secolo, successivamente all’elevazione di Ravello a sede vescovile (1086), sorge nella zona alta del centro storico alle spalle del Duomo, a cui era collegata in antico da un percorso riservato attraverso il giardino con colonnato. In un documento del 1100 sappiamo che già esisteva in questa zona l’episcopio e quindi si deve pensare che almeno la parte centrale fosse pronta. La vita successiva è stata di continui rifacimenti ma anche di lunghi periodi di abbandono. Nel 1667 furono avviati lavori di restauro ad opera del vescovo Giuseppe Maggese Circa 80 anni più tardi furono avviati lavori di ampliamento ad opera del vescovo Chiarelli che ampliò il palazzo, inglobando anche una chiesa che qui sorgeva, quella di S. Bartolomeo, di cui si possono vedere ancora le absidi, costruì un bel giardino, l’adornò di colonne e abbellì il palazzo con pitture.
Successivamente il palazzo fu annesso a Villa Rufolo e così lo acquistò il botanico scozzese Nevile Reid, che nel 1851 acquistò il complesso e affidò il restauro all’architetto Michele Ruggiero, colui che scavò Pompei dal 1864.
Un nuovo periodo di gloria fu vissuta dal palazzo nella prima metà del XX secolo, quando divenne proprietà del Principe di Sagro. Qui si svolsero gli ultimi eventi cruciali del Regno di Italia, con la firma del passaggio di luogotenenza da Vittorio Emanuele III al figlio Umberto, il 12 aprile del 1944, e il giuramento del governo provvisorio.
Gli ultimi anni sono stati quelli che hanno prodotto gli interventi più scellerati sull’immobile e che hanno salvaguardato solo in parte l’aspetto settecentesco del palazzo.