Il complesso di Villa Rufolo si ricollega al modello del palazzo-giardino e comprende strutture che non risalgono tutte allo stesso periodo ma che sono state arricchite di nuovi ambienti fino al termine del XVIII secolo.
Che la villa, hospitium domorum (più di un semplice palazzo) della famiglia economicamente più in vista del comune in epoca medievale, avesse anche un forte significato simbolico, soprattutto nei confronti dei concittadini dei Rufolo, lo dimostrano alcuni elementi, tra cui un ruolo importante hanno le due torri quadrate, di cui la più piccola accoglie l’attuale ingresso attraverso un arco a sesto acuto che immette in un viale alberato ed è coperta da una cupola ad ombrello. Il viale alberato, che mostra sul lato destro resti di pilastri che fanno ipotizzare l’esistenza di alcune sale ora crollate ma che un tempo dovevano costituire un altro corpo di fabbrica situato tra la cosiddetta “cappella” e l’ingresso, conduce il visitatore al nucleo originario del palazzo, risalente al XIII secolo, costituito dal cortile moresco. Il cortile, che si può ammirare in tutto il suo splendore dal basso, percorrendo le varie scale che conducono al piano inferiore, è a pianta rettangolare, con una galleria doppia su tre lati e con una successione di ambienti in alzato molto complessa, soprattutto dopo i lavori di contenimento dei crolli successivi al terremoto del novembre 1713. Tali lavori consistettero nella creazione di archi che hanno permesso allora di ampliare ambienti che circondavano il cortile.
Il prof. Paolo Peduto, che ha dedicato molta attenzione alla villa, così descrive il cortile: “Dell’ordine inferiore rimangono quasi tre lati completi, realizzati da una successione di archi acuti poggianti su colonne, mentre del livello superiore,…, resta ben poco più di un solo lato lungo. Questo secondo ordine formava un loggiato coperto, disposto su una successione di colonne binate … I quattro corridoi del loggiato erano alti fino alla copertura delle volte estradossate.” La facciata del cortile sul lato E mostra una decorazione al secondo livello fatto da archi intrecciati sovrapposti e rovesciati e colonnine che reggono archi ciechi e gocce trilobate.
Intorno al cortile sono stati rintracciati altri ambienti originari, come le cucine, ed è ipotizzabile che l’ingresso principale in epoca medievale fosse proprio nella zona bassa del cortile, sì da rispettare il disegno architettonico dei palazzi ravellesi.
L’altra torre quadrata, molto più alta della prima, presenta una decorazione a colonnine in argilla e cerchi di tufo che l’accomunano alla decorazione della Cattedrale e di quella struttura, adiacente alla Cattedrale ed ora inglobata in essa che può essere interpretata come la curia civile dello stratigoto, facendo ipotizzare un programma decorativo comune. Ai piedi della torre una struttura quadrata con copertura circolare rimanda alle influenze architettoniche islamiche che sono giunte in questa parte di territorio attraverso i contatti commerciali. Ogni elemento architettonico è immerso nel giardino, mentre da qui si apre l’ingresso alle stanze, molto rimaneggiate nel corso dei secoli con interessanti pavimenti di “riggiola” vietrese e stucchi che incorniciano le pareti (non sempre questa parte è aperta al pubblico).
Dall’alto del giardino è possibile ammirare quello sottostante, opera dell’ultimo dei tanti proprietari della villa, lo scozzese Nevile Reid, il quale, spianando i ruderi delle vecchie strutture, creò i vari terrazzamenti, arricchendoli di essenze (nelle fonti c’è traccia di un tentativo di impianto della felce woodwardia radicans, esemplare di felce risalente all’epoca delle glaciazioni e presente nella Valle delle Ferriere alle spalle del centro abitato di Amalfi).
A Nord del giardino inferiore sopravvive l’impianto termale costituito da una sala, coperta dalla classica volta a calotta, così come ricorre sempre nei numerosi esempi di “bagni arabi” presenti a Ravello.
Interessante la cosiddetta sala da pranzo, a livello del giardino intermedio, divisa longitudinalmente in due parti da una serie di cinque archi su colonne; la copertura è affidata a volte a crociera.
Nella parte più bassa, a cui si accede attraverso una scala o dal giardino inferiore o da quello intermedio, è possibile vedere i canali che conducevano l’acqua dai terrazzi fino alla cisterna per gli usi domestici ed agricoli e una serie di ambienti che sicuramente risalgono all’impianto originario della villa.
Annessa alla villa, accanto all’ingresso, la cosiddetta cappella presenta ancora la decorazione della facciata con archi intrecciati ciechi su colonne binate.
La ricchezza e la complessità della pianta sono dovute al fatto che la villa costruita dalla ricca famiglia Rufolo, nota dai documenti a partire dal XI secolo (ad essa apparteneva nella finzione novellistica del Boccaccio il Landolfo, che per arricchirsi si fece pirata), appartenne ai Muscettola, ai Confalone e, dopo un periodo di disastroso abbandono, a Reid, che la trasformò per ricreare un ambiente ancora più ricco che accolse Richard Wagner nella sua breve visita a Ravello.